Laboratorio IL PUNTO DI VISTA

ottobre 23, 2015

Dal 30 novembre al 2 dicembre CSC LAB con il contributo di Marechiarofilm Produzioni presenta: il laboratorio tenuto da Antonietta De Lillo IL PUNTO DI VISTA che cos’è e come non smarrirlo.

Per tutte le info sul programma del corso:
csclab@fondazionecsc.it tel. 0672294223/ 235
e info@marechiarofilm.it tel. 0677200242
Le iscrizioni sono aperte fino all’8 novembre.

Per le iscrizioni inviare una mail allegando il proprio CV a: csclab@fondazionecsc.it e in Cc info@marechiarofilm.it

PROGRAMMA:

La poetica di un autore risiede nel modo in cui esso traduce in linguaggio e dà forma alle proprie visioni interne. L’elemento primario per la realizzazione di un’opera – sia questa letteraria, teatrale, cinematografica, fotografica o pittorica – è l’adozione del punto di vista.
Il punto di vista è la guida da seguire in tutte le fasi di lavorazione di un film tanto di finzione quanto di cinema della realtà, dalla scrittura alle riprese, dal montaggio alla postproduzione, e ogni elemento dovrà concorrere a rafforzare quella precisa scelta narrativa.
Il cinema è l’unica arte collettiva che coinvolge nella realizzazione dell’opera decine di persone e questa sua peculiarità rende la questione del punto di vista particolarmente complessa. Il regista cinematografico non deve solo scegliere il punto di vista da adottare ma deve essere in grado di comunicarlo e trasmetterlo a tutti i propri collaboratori affinché ciascuno lavori nella stessa direzione. Per questo motivo la consapevolezza di che cos’è il punto di vista e di quanto sia importante è fondamentale per chiunque voglia intraprendere un percorso professionale nel mondo del cinema.

Il laboratorio si rivolge principalmente a sceneggiatori e registi ma è aperto anche a chi ha un ruolo di produzione.
Ai 20 partecipanti che verranno selezionati sarà inviato un articolo su un fatto di cronaca e prima dell’inizio del laboratorio sarà chiesto di formulare in massimo 20 righe la sinossi di un film ispirato a questa storia che potrà essere un lavoro di finzione, un film documentario o un’opera ibrida tra i due linguaggi.
Prima dell’inizio del laboratorio sarà consigliata inoltre una filmografia di titoli da vedere che diventeranno oggetto di studio per definire che cos’è il punto di vista.

Primo giorno: Che cos’è il punto di vista e analisi delle sinossi

La mattina si introdurrà il punto di vista, la sua definizione come elemento primario per esprimere l’intuizione e l’immaginazione dell’autore, la sua poetica.
Il pomeriggio si parlerà del punto di vista nel soggetto, si leggeranno le 20 idee di film scritte dai partecipanti e si ragionerà insieme sul punto di vista e il taglio narrativo scelto da ciascuno per raccontare la storia.
Il tutor del laboratorio guiderà il dibattito ma ciascun partecipante potrà intervenire e dare suggerimenti anche sulle sinossi degli altri.

Secondo giorno: Come farsi guidare dal punto di vista nella sceneggiatura e nelle riprese

Il secondo giorno si parlerà di come mettere in pratica il punto di vista nella sceneggiatura e nelle riprese. Si analizzeranno i progetti dei partecipanti ragionando su quanto sia importante adottare il punto di vista sin dalla fase di scrittura della sceneggiatura, su quale linguaggio cinematografico usare e su come predisporre tutti gli elementi necessari per le riprese (attori, location, mezzi tecnici, costumi ecc) per realizzare il film senza tradire il punto di vista scelto.

Terzo giorno: Montaggio, finalizzazione e verifica del punto di vista

Il terzo giorno infine si affronterà l’ultima fase di lavorazione di un film, il montaggio e la finalizzazione che rappresentano il momento della verifica delle scelte compiute. Si tratta del momento in cui tutti gli elementi analizzati fino ad ora si uniscono per dare corpo nel film al punto di vista inziale.
Il montaggio è una fase che potremmo definire di ri-scrittura in cui è possibile assecondare e rafforzare il punto di vista originario ma anche tradirlo. Le tecnologie sempre più leggere, semplici e user friendly spingono un numero sempre maggiore di autori a fare tutto da soli. Soprattutto nella fase di montaggio è invece importante che subentri una figura esterna che aiuti il regista ad avere uno sguardo nuovo e prendere le decisioni necessarie per il confezionamento del film.
L’ultima fase del laboratorio sarà quindi una breve riflessione sulla particolarità del cinema, unica forma di arte collettiva in cui l’autore ha il dovere e l’occasione di trasferire il punto di vista adottato nell’opera ai suoi collaboratori fornendo loro una chiave importante di interpretazione del film e del lavoro da realizzare insieme.

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L’altrove ci (ri)guarda di Sara De Simone

Maggio 18, 2015

Luca Musella, fotografo, artista e scrittore, è un esodato. Non solo perché ha perso il lavoro, ma anche e soprattutto perché, perdendolo, è uscito da una vita per entrare in un’altra.

L’Esodo di Luca non è nel deserto del Sinai ma a Milano, la città dove ha scelto di trasferirsi per cercare nuove opportunità e dove invece ha dovuto confrontarsi con una crisi sociale ed economica profondissima.

Come si fa a raccontare il trapasso da una vita borghese, di sinistra, con moglie e figli, una casa, un’attività commerciale e tanti amici, alla perdita completa di tutto questo?

Antonietta De Lillo non ne fa un dilemma intellettuale, ma risponde con l’arte.

Con il suo documentario Let’s go la regista apre una finestra di racconto sull’indicibile della povertà. Senza sovrastrutture ideologiche, né slanci didascalici, la De Lillo si pone in ascolto e ci offre una storia: per poterla accogliere dovremo rinunciare alla commiserazione e al dispiacere, vale a dire a quei dispositivi emotivi che ci permettono di mantenere una distanza tra noi e la condizione disagiata di un altro, che, terminata la parentesi di “filantropia”, resta altro e lontano.
Come davanti a tutte le opere d’arte, ciò a cui si assistiamo qui, invece, è una convocazione: davanti a Let’s go – non a caso il titolo prevede una prima persona plurale, un “noi” – siamo tutti convocati a partecipare di una storia che ci riguarda profondamente.

Antonietta De Lillo riesce infatti a fare un film corale partendo da una vicenda molto personale, raccontando il privatissimo nel collettivo e il collettivo nel privatissimo.
La voce di Luca Musella e quella dell’attore Roberto De Francesco – che nel film si mischiano a sovrappongono a formare un unico “io”-  rappresentano una voce “altra”, che proviene dal territorio del margine, ma che al tempo stesso tocca e rivela il centro denso e profondissimo delle nostre esistenze.
A tal proposito, vale la pena di fermarsi  a riflettere sulla scelta della canzone con cui la regista chiude il film, ovvero “Saltimbanchi” di Enzo Jannacci.
La scelta è giustissima per diversi motivi, ma io credo, soprattutto perché la voce a cui la De Lillo dà spazio e tempo per parlare è la voce dell’outsider che può dire la verità.
Si tratta per l’appunto del saltimbanco, di quello che gli inglesi chiamano il fool, e che è l’unico all’interno della corte che può permettersi di dire tutto, anche quello che gli altri non vorrebbero mai sentire né sapere di sé. Questo perché il suo è uno statuto particolare: è il buffone del re, è dentro la corte (la società), ma ne è al contempo totalmente estromesso. E’ libero nella sua solitudine, e solo nella sua libertà.
La condizione del fool è molto vicina a quella dell’artista.
Il fotografo Luca Musella concentra dunque in sé l’esperienza dell’emarginazione sociale e la posizione per natura ec-centrica – fuori dal centro – che ogni artista vive.  Proprio in virtù del suo non essere al centro, dell’avere cioè una potente visione periferica e laterale, la voce di Luca/Roberto riesce a raccontare esattamente il centro. O meglio ancora, a cogliere nel centro.
La generosità creativa della regista permette a tutto questo di accadere.

Nella Pietà di Crescenzago – un’edicola sacra che s’incontra passeggiando sui Navigli e che è un vero Leitmotiv del documentario – Antonietta De Lillo e il suo film fanno sicuramente la parte della Madonna su cui Cristo è adagiato.

Non è per afflato mistico che lo dico, né per un divertito parallelismo, ma perché il movimento del sollevare e del curare è il movimento di questo documentario.

Sollevare non nel senso cristiano del termine, ma nel senso etimologico: sub-levare.
Perché tirare su, alzare un corpo – che è sacro nella sua totale umanità – è un’opera di leggerezza.

Dovendo attribuire una qualità specifica a questo documentario, calvinianamente parlando, direi che è appunto quella della leggerezza o, come scrive lui, della “levità”.
Con una materia disperata e disperante come questa, dove la solitudine è radicale, l’identità vacilla, dove l’umano è troppo umano, tanto da sfiorare il disumano (e mentre lo sfiora aumenta e amplifica dolorosamente la sua dignità)…un’operazione come quella della De Lillo non era affatto semplice.
Perché si esce dalla visione di questo film carichi e pensierosi, ma allo stesso tempo stranamente leggeri. Colpisce a fondo Let’s go, ma arriva al grave per renderlo lieve. Come in un’operazione di scavo, in cui la bocca della ruspa raggiunge la terra più scura, ma poi la tira fuori, la solleva, la lancia per aria.

Solo la vera arte è capace di questo movimento, di tirare fuori dalle falde acquifere delle esistenze qualcosa che riguardi tutti, indistintamente, perché è, al fine, un discorso sull’umano.
Le mani artistiche ed estremamente femminili di Antonietta De Lillo, sollevano, portano in alto, sostengono, rendono visibile e curano, non so quanto Luca Musella in sé, ma sicuramente tutti i Luca che sono in noi.
E allora forse non è così a sproposito l’immagine molto “pop” che mi si è parata davanti agli occhi dopo aver visto questo film…quella di una Pietà che si anima, dove (un povero) cristo si alza, si rimette in piedi e s’incammina dicendo, a se stesso e a noi, “let’s go ahead”, “andiamo avanti”.

Marìa Zambrano, una grande filosofa spagnola, ha scritto che “la pietà è azione perché è sentire, sentire l’altro come tale, senza schematizzarlo in una astrazione”.
Antonietta De Lillo sente e ci permette di sentire l’alterità fino in fondo, senza il bisogno di spostarla – per angoscia – in un altrove a distanza di sicurezza, ma tenendola vicino.

Mostrandoci, con verità e tocco leggero, che l’altrove è dove siamo anche noi. E che c’è tanta strada da fare, da soli e insieme.

E allora…let’s go, rimettiamoci in cammino.

Sara De Simone

 

 
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Quel mio Settecento

ottobre 10, 2014

Oreste Zevola

19 agosto 2006,

I disegni per IL RESTO DI NIENTE o più esattamente le tempere realizzate per il film IL RESTO DI NIENTE sono state sicuramente il risultato di un’esperienza unica nel mio lavoro di questi ultimi anni.

Ricordo che la prima volta che Antonietta De Lillo e io c’incontrammo per parlarne, ebbi l’impressione che ciascuno di noi due benché provasse stima per il lavoro dell’altro non sapeva assolutamente in che modo questa collaborazione potesse concretizzarsi.Io accettai perché questo progetto mi affascinava molto, avevo anche letto il libro di Striano che mi era piaciuto, ma avevo allo stesso tempo la consapevolezza che sarebbe stata per me un impresa piuttosto rischiosa.Non si trattava di dipingere delle tele per un’esposizione né tantomeno si trattava di illustrare un testo. La mia sola esperienza in tal senso si limitava a un breve cortometraggio di disegni animati realizzato qualche anno addietro per un’agenzia di comunicazione francese; ma in quel caso i miei disegni non dovevano dialogare con attori in carne e ossa che per di più recitavano in un contesto storico ben preciso e scenograficamente inappuntabile. Nel concreto i miei interventi dovevano integrarsi al girato in una sorta di “descrizione” altra di luoghi e paesaggi temporali che la narrazione del film richiedeva. I punti fondamentali, per me, su cui riflettere erano due:il primo era che il mio è uno stile piuttosto riconoscibile e che anche volendo non avrei potuto troppo piegare alle esigenze di una descrizione classica, il secondo è che un film richiede una leggibilità “sicura”, il pubblico non è necessariamente un frequentatore di gallerie d’arte e dunque le immagini anche se con un evidente taglio d’autore, devono essere semplici e chiare.
Passai le settimane successive a guardare tutto il possibile pubblicato che riguardasse l’iconografia del tempo: dipinti, architetture, stoffe, oggetti, acconciature. Volevo che i miei dipinti fossero il frutto di una “digestione” di tutto quel mondo complesso che i miei libri mi aiutavano a evocare. Molto spesso il particolare di una decorazione o anche una breve frase riescono a diventare catalizzatori di un processo creativo che è in grado di fondere assieme un mondo fantastico che è quello proprio di ogni artista a un soggetto reale, nel mio caso, la Rivoluzione Napoletana del 1799 e la storia di Eleonora Pimentel Fonseca.
Dopo la prima, incontrai Antonietta ancora molte altre volte e a ogni incontro mi sembrava ci si avvicinasse di più alla soluzione; finché un giorno dipinsi un ritratto simbolico di Eleonora, una donna a figura intera con il viso appena accennato sormontato da un Vesuvio-cappello, l’ampia gonna decorata con l’immagine di un vecchio battello che sembrava trasformarsi per incanto in una vera imbarcazione che si staccava dall’indumento.
Antonietta appena lo vide ne fu entusiasta, per lei era proprio Eleonora, e per me quell’entusiasmo fu il segnale che mi fece capire come procedere.

donna zevola
Le immagini che avrei dipinto sarebbero state quelle di un mio “Settecento” e quest’elaborazione che la regista sembrava apprezzare, anziché complicare, avrebbe aggiunto al film una poetica diversa in grado di integrarsi con quella propria del lungometraggio.
Iniziò dunque il lavoro vero e proprio e il materiale prodotto fu così copioso che mi permise dopo l’uscita del film di presentarlo in un’esposizione personale alla galleria ” Antonia Jannone” di Milano. Ricordo le sere e molto spesso, le notti estive che precedettero il montaggio del film trascorse davanti ai computer negli studi di postproduzione assieme ad Antonietta che anche in quell’occasione dimostrò una determinazione straordinaria nel voler portare a buon fine la sua opera. Solo qualche giorno prima della presentazione a Venezia, in una piccola sala di Cinecittà, assieme al mio amico Cesare Accetta, direttore della fotografia, potei vedere il film completo e dunque il risultato del mio lavoro nel suo contesto finale. L’emozione fu grande e finalmente quel lavoro mi sembrò positivamente concluso. Sono molto grato ad Antonietta per avermi offerto quest’opportunità che mi ha fatto scoprire nuove possibilità d’espressione e ritengo di doverla ringraziare per la bravura e la competenza con la quale ha saputo integrare i miei disegni al suo film. Spero che prima o poi quest’avvenuta si possa ripetere.

Dal film di Antonietta De Lillo IL RESTO DI NIENTE, la mostra fotografica di Oreste Zevola “Il mio Settecento”

http://www.marechiarofilm.it/it/mostra-zevola

Goffredo Fofi

Roma, 25 ottobre 2004

È il gioco delle mutazioni e della presa di distanza dalla morte. Le immagini pensate da Oreste Zevola per “Il resto di niente”, più che gli altri, splendidi lavori recenti, hanno un pieno sapore di Settecento, sembrano arrivarci da un’Epinal napoletana e anche da prima. Sembrano esigere la musica – l’opera buffa e anche Handel e Mozart – ma con ritmiche interruzioni di spari (di botti) e sottofondi distanti e per niente minacciosi di esplosioni ed eruzioni. Dame e Sirene, Piovre e Santi, Navi e Carriole. E Teschi, e Bombarde. Le piante, i fiori, gli alberi, crescono invece dentro le persone o ne ornano sontuosamente e allegramente le vesti. Figure compiute che hanno trovato la loro definizione, non mutanti, sono solo alcuni animali appartenenti stavolta al regno marino, al mondo delle acque che sono, loro sì, mobili e mutanti; e le Signore della storia,  gli Alti Prelati, i Soldati nell’esercizio delle loro Funzioni – circondati come di dovere da piccoli teschi che ruotano, che sembrano danzare…

Più che mai, Zevola si pasce di favoloso e di mitico con leggerezza e assenza di presunzione, bensì cercando un equilibrio, per quanto transitorio. Sembra libero da piani e programmi e però contento se trova un ordine, se riesce a fissare un movimento e se arriva a dettar condizioni ai venti delle sue interne, inesauribili suggestioni. Anche i piccoli teschi giocano, come gli angeli fatti di teste e ali del canone cattolico che svolazzano nei paradisiaci quadri di più secoli. Non c’è tragedia, non c’è pathos, non ci sono ricatti in queste immagini e in tutta l’opera di Zevola, ma c’è la tenera malinconia di un girotondo di forme che possono fermarsi solo provvisoriamente, e di colori che non provocano, non s’impongono, non si mischiano. Un mondo intermedio, dove l’eccesso è vietato. Quanto alla Storia, essa è un posto ormai lontano, ora gli spiriti dei morti si sono messi tranquilli e hanno fatto pace, alla Storia ci giocano, o giocano alla Guerra, come bambini.

Sono tornati a quell’inframondo da cui sono stati cacciati (o hanno voluto sortire per esplorare e provare) onde agire e soffrire
dentro il Mondo. Oltre la musica, se un rimando alla letteratura bisogna farlo, sarà al “Cardillo addolorato” della Ortese, proprio per quel suo stare – del cardillo – tra Storia e Fiaba, dentro un balletto dolente; e anche il Cardillo è figura in continua mutazione, da umana a animale a umana, e più che naturale, non sovrannaturale, anche se Oreste non sembra raccogliere di Ortese la lezione del dolore, e il suo è un modo di oltre (prima/dopo/in mezzo/altrove) che non ha voluto entrare nella Storia o
ne è fuggito per ritornare nel gioco, e lì fermarsi, lì dove l’umano si confonde con l’animale, con il vegetale e con il meccanico nella dolce nevrosi del rifiuto della coscienza e dei suoi doveri, dopo averne patito i costi.

Limbo di grazia (un nonsenso!), tenui presenze, figure vaganti, spiriti che sembrano manifestarsi dentro grandi stanze di palazzi deserti con la luna che entra furtiva dalle immense finestre, per ricordarci forse la vanità delle nostre ossessioni, e forse anche della nostra sete di giustizia, di vittoria in terra. La libertà è la loro, sta nel loro scherzo privo di solennità? “È uno scherzo, è uno scherzo, è tutto uno scherzo”, ricordava al piccolo Useppe, nella “Storia” di Elsa Morante, un altro uccellino, sull’albero di una foresta che sembrava magica, ai margini di un fiume che sembrava favoloso.

#scattodamore

settembre 4, 2014

Ecco una selezione dei primi scatti arrivati per il nostro contest fotografico #scattodamore

“E ti vengo a cercare perché sto bene con te”.
#scattodamore di Francesco Brizzi
1contest


Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati. Un bastone marcio per lui è sufficiente, a un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo.
Io & Marley
 
#scattodamore di Cecilia Tosi!
3contest

“Mi piacciono le ragazze con le doppie punte, le macchine senza le multe.
Mi piacciono quei lavori in cui si suda tanto, mi piace anche la pausa pranzo.
Mi piacciono le risate e le stelle filanti, i piedi nudi in mezzo ai campi
Ma su tutto e su tutti, a me piace lei, lei piace a me”. (Dente)
#scattodamore di Alessia e Chiara.

4 contest

 

 

 Oltre la distanza, chiudendo gli occhi i nostri corpi si percepiscono, si vivono, si sentono, non è immaginazione, è viversi con la mente, è intraprendere un viaggio che non tutti possono capire, comprendere e vivere. Socchiudi gli occhi, il prossimo viaggio è li ad attenderci, sento già il sapore delle tue labbra, non è un sogno è la realtà dei nostri cuori e della nostra anima…
#scattodamore di Mattia e Alessia!

2contest

 

 

Je ris merveilleusement avec toi, voilà la chance unique.”
René Char
#scattodamore di Silvia Piccone.

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“Triumph of Love in New York City”, Ph. By Marcello Garofalo, November 2012.
P.s. l’ anima gemella non è solo una metafora, esiste davvero e questo #scattodamore ne è la prova.

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E ti vengo a cercare perché sto bene con te…
#scattodamore di Valeria Tomasulo.

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Amore, quando ti diranno che t’ho dimenticata, e anche se sarò io a dirlo, quando io te lo dirò, non credermi.
Pablo Neruda

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Prendi gli effetti benefici della silvoterapia, uniscili a quelli di un abbraccio e ne verrà fuori lo #scattodamore di Angelo De Masi.

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Su molte cose non erano d’accordo, anzi di rado erano d’accordo su qualche cosa. Era un litigio continuo, una sfida continua ogni giorno. Ma nonostante il loro essere così diversi, una cosa importante avevano in comune: erano pazzi l’uno dell’altra.”

litigio

“Baci rubati in bici”, lo #scattodamore di Francesca Fedeli.

baci

“…e per questo bambina tu mi piaci,
e dico “Ba-ba-baciami così..
Il tuo bacio è come un rock,
che ti morde col suo swing.”
(Adriano Celentano – Il tuo bacio è come un rock)

#scattodamore di Valeria Tomasulo

bianco e nero

– Si può trovare l’amore in un piccolo cestino?
– Sì, basta mettercelo.
#scattodamore da un tempo e da un posto lontani.

famiglia

Metti un’italiana e uno spagnolo a Bruxelles ed è subito #‎scattodamore in fotosequenza! Grazie a Irene Parmeggiani.

canzoni

Che me lo dai un bacio??
Grazie a Blue eyes per questo tenero #scattodamore !

blueeyes

“Mia nonna ha oltre ottant’anni e non ha bisogno di essere accompagnata a prendere quello che le serve. Va direttamente al bar da sola.”
HENRY YOUNGMAN

#scattodamore di Silvia Pognante!

twitter

Grazie a Irene Parmeggiani per questo #‎scattodamore‬ rubato ad Amsterdam nel 2013.

amsterdam

 

COME PARTECIPARE
Inviate le vostre foto entro il 15 ottobre all’indirizzo scattodamore@marechiarofilm.it
Oppure twittate e postate su Istangram o Facebook  #scattodamore @La27ora e @marechiarofilm.

MASTERCLASS CON ANTONIETTA DE LILLO AL BIOGRAFILM FESTIVAL

giugno 9, 2014

Il 7 giugno Antonietta De Lillo ha tenuto una masterclass  con i ragazzi della Biografilmschool  al Biografilmfestival di Bologna.

COS’E’ IL FOUND FOOTAGE?

Found footage, in ambito cinematografico, è un termine che si usa per descrivere film realizzati parzialmente o interamente con un metraggio preesistente, successivamente riassemblato in un nuovo contesto e rimodellato in una nuova forma. Si tratta di una pratica di prelievo e recupero che non va confusa con il documentario o con i materiali di repertorio. Il termine ammicca all’ object trouvé della storia dell’arte. Il found‐footage ha un significato vicino, ma non assimilabile, a quello del film‐collage e del film di montaggio. Il film di recupero nasce nel momento in cui il montaggio si afferma come momento di elaborazione secondario. Le pellicole lasciate all’abbandono vengono recuperate e riutilizzate, favorendo l’elaborazione di una pratica differente del cinema, il found footage.

Il found footage negli anni ’20‐’30: Il film di found footage si interroga sull’organizzazione delle sequenze di immagini spesso montate in maniera comica contrapponendo mondi che si odiano e si ignorano e facendo scaturire l’ironia e l’assurdo donando a questi documenti una forza emotiva che a priori non possiedono.
Il found footage negli anni ’60‐’70: si utilizzano film “trovati” e si interviene su doppiaggio o sottotitoli per rielaborarne il significato. Si possono inserire sulla pellicola testi nuovi, segni, parole chiave, come contrappunto testuale al flusso di immagini.
Vengono spesso montati insieme a immagini pubblicitarie e di attualità, e usati come veicolo per rivendicazioni politiche, sociali, identitarie o esistenziali.
Il found footage negli anni ’80‐’90: lavora non solo sul montaggio ma sulla manipolazione della superficie e dello spessore del nastro della pellicola. Un lavoro sul supporto tramite il quale si moltiplicano i procedimenti di intervento sul materiale originale: sviluppo artigianale, scollaggio dell’emulsione e ricollocamento su altri supporti, utilizzo di diversi formati, tintura della pellicola.
Contemporaneamente si sviluppa un altro genere di foud‐footage che invece di lavorare sulla materialità dell’immagine, lavora sull’autobiografia, sul “diario”, sulla ricomposizione del ricordo attraverso i filmini di famiglia. Si tratta di film sulla soggettività e sulla storia personale del cineasta, un esempio italiano di questa tipologia di found footage è Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi (2002).
Il riuso delle immagini è una pratica crescente del cinema contemporaneo che trae linfa dal suo passato per creare nuove esperienze della visione. Un’attenzione al riciclo capace di coinvolgere home movies, sequenze del cinema muto o frammenti televisivi. E infine, come insegnano Guy Debord e Jean‐Luc Godard, l’intera storia del cinema, considerata un immenso giacimento per scavi della visione. Distribuite in rete, nel normale circuito cinematografico o, sempre più, in quello espositivomuseale, sono opere che amplificano i montaggi delle avanguardie artistiche ‐ dal collage al ready‐made ‐ con forme di editing sperimentale, per un cinema al tempo stesso archeologico e in digitale. Una cultura visiva meticcia, fra videoarte, cinema d’artista e sperimentazioni documentarie che definisce il found footage film.
Nicole Brenez nel suo studio “Cartografia del Found Footage ” individua due macrocategorie di found‐footage: quello endogeno, ovvero che nasce dall’interno, in cui l’autore attinge alle proprie opere recuperandone frammenti per reinserirli in un nuovo percorso narrativo, spesso dal carattere autobiografico, e quello esogeno, ovvero che nasce dall’esterno quindi da materiali trovati, di altri autori o da immagini “anonime”.  Quello di LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO di Antonietta De Lillo è ascrivibile alla prima categoria, a un found footage endogeno, che parte da un lavoro dell’autrice stessa rielaborando il girato a 20 anni di distanza non tanto in chiave autobiografica ma piuttosto con una tensione interamente rivolta al soggetto ritratto, la poetessa Alda Merini.

 

Partendo dal confronto dei due ritratti della regista su Alda Merini: La pazza della porta accanto (2013) e Ogni sedia ha il suo rumore (1995), i ragazzi hanno potuto notare le differenze tecniche e artistiche dei due lavori, l’incontro è stata l’occasione per confrontarsi con la regista e per approfondire il concetto e la tecnica del Found Footage.

 

 

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Alda Merini al Biografilm Festival di Bologna

giugno 4, 2014

BIOGRAFILM FESTIVAL DI BOLOGNA

FOUNDFOOTAGE
ALDA MERINI 20 ANNI DOPO
masterclass con Antonietta De Lillo

sabato 7 giugno ore 15, Cinema Lumière, Sala Scorsese

A quasi vent’anni da Ogni sedia ha il suo rumore, ritratto a Alda Merini con Licia Maglietta presentato nel 1995 alla 48° edizione del Festival Internazionale del Film di Locarno, Antonietta De Lillo partendo dallo stesso girato realizza nel 2013 La pazza della porta accanto, presentato alla 31° edizione del Torino Film Festival.

Il primo ritratto si caratterizza per il montaggio serrato ed esplosivo tra la conversazione con la poetessa e la performance teatrale di Licia Maglietta, mentre il secondo, attraverso la sola voce della Merini che diventa più intima, disegna un ritratto della donna e dell’artista in tutta la sua fragile grandezza.

Nell’incontro si parlerà con l’autrice di foundfootage in quanto recupero e riciclaggio di girato già utilizzato o scartato per realizzare nuove storie e nuovi racconti.
I due lavori messi a confronto consentiranno di riflettere sul genere del videoritratto e su come questo sia declinabile in modi diversi pur partendo dallo stesso materiale.
La masterclass sarà l’occasione di parlare della scelta del punto di vista che accompagna non solo la fase di riprese ma l’intero iter di lavorazione del film, compresi montaggio e finalizzazione, e di come l’avvento del cinema digitale avendo scardinato i concetti di originale e duplicato abbia favorito l’affermarsi del foudfootage nella nostra epoca.

La conversazione con Antonietta De Lillo consentirà di parlare di foundfootage anche in relazione alle nuove esperienze di cinema partecipativo di cui l’autrice, insieme alla marechiarofilm, è stata in Italia la pioniera.

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La masterclass è organizzata nell’ambito di Biografilm School 2014, progetto di formazione promosso dal festival per offrire ai partecipanti un’esperienza a 360° sul cinema e la comunicazione attraverso attività e incontri con professionisti e registi di fama internazionale. Per informazioni Biografilm School 2014
La partecipazione è aperta anche a tutti i possessori della tessera follower del festival con richiesta di prenotazione all’evento. Per informazioni Tessera Follower 2014

Clip di  Ogni sedia ha il suo rumore

Clip di  La pazza della porta accanto

 

 

 

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retrospettiva su Antonietta De Lillo programmazione 32° BFM

marzo 7, 2014

Home page BFM2

Non ho scelto deliberatamente di fare questo mestiere, in qualche modo mi sono lasciata  trasportare dagli eventi, dalle combinazioni della vita… e mi sono ritrovata a fare forse il più bel lavoro possibile, quello di immaginare mondi diversi, cercando di dar loro una forma e un senso. Il cinema non è la mia vita e non pretende di esserne un surrogato, è solo un mezzo che mi è necessario per tentare di interpretare ciò che mi circonda, ciò che è dentro di me. Il bello di questo lavoro forse è proprio quello di trovare un punto d’incontro tra ciò che è dentro di noi e ciò che fuori. Antonietta De Lillo

9 MARZO ore 15:00  sala Auditorium

Maruzzella – episodio del film collettivo I Vesuviani (18′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 10 marzo alle ore 7 dell’11 marzo

Non è giusto (90′)

in replica in free streaming su MYmovieslive! alle ore 21:30

10 MARZO ore 14:30 sala San Marco

Angelo Novi fotografo di scena (25′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 dell’11 marzo alle ore 7 del 12 marzo

Racconti di Vittoria (70′)

in replica in free streaming su MYmovieslive! alle ore 21:30

10 MARZO ore 16:15 sala San Marco

‘Osolemio (39′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 15 marzo alle ore 7 dell’16 marzo

La notte americana del dr. Lucio Fulci (30′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 12 marzo alle ore 7 dell’13 marzo

11 MARZO ore 14:30  sala San Marco

Promessi Sposi (20′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 13 marzo alle ore 7 dell’14 marzo

12 MARZO ore 11:15 sala Auditorium

Una casa in bilico (80′)

in replica in free streaming su MYmovieslive! alle ore 21:30

12 MARZO ore 14:30 sala San Marco

Pianeta Tonino – incontro con Tonino Guerra (50′)

Viento ‘e terra (38′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 14 marzo alle ore 7 dell’15 marzo

13 MARZO ore 14:30 sala San Marco

O’ cinema (18′)

in replica in free streaming su marechiarofilm.it dalle ore 17 del 16 marzo alle ore 7 dell’17 marzo

13 MARZO ore 15:15 sala Auditorium

Matilda (82′)

in replica in free streaming su MYmovieslive! alle ore 21:30

14 MARZO ore 14:30 sala San Marco

Il pranzo di Natale – film partecipato (50′)

14 MARZO ore 18:00 sala Auditorium

La pazza della porta accanto (52′)

15 MARZO ore 16:30  sala Auditorium

Il Resto di Niente (103′)

in replica in free streaming su MYmovieslive! alle ore 21:30

32° BFM – retrospettiva su Antonietta De Lillo

febbraio 27, 2014

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FRAMMENTI D’AMORE PER OIDA FILM PARTECIPATO

novembre 22, 2013

Frammenti d'amoresito

La presentazione del videoritratto La pazza della porta accanto di Antonietta De Lillo al Torino Film Festival nella sezione E intanto in Italia è anche l’occasione per parlare con la regista del film partecipato che la marechiarofilm ha adottato come suo modo principale di fare cinema.

In chiusura dell’incontro sarà proiettato Frammenti d’amore per OIDA film partecipato, una selezione dei diversi contributi che andranno a comporre il secondo film partecipato della marechiarofilm Oggi insieme domani anche, un’indagine sull’amore per raccontare l’Italia di oggi.

I contributi scelti sottolineano la particolarità di un percorso che dal 2010 ad oggi ha elaborato il concetto di crowdsourcing con lo scopo di creare una vera e propria community creativa, un’aggregazione di registi e operatori del mondo del cinema che lavorano insieme su un tema comune e al tempo stesso realizzano opere autonome e personali. Il film partecipato della marechiarofilm è un’occasione per usare la rete e le tecnologie digitali al servizio di nuove modalità di fare cinema che consentano agli autori di uscire dall’isolamento creativo che caratterizza i nostri tempi e di guardare alla complessità del reale attraverso una molteplicità di sguardi.

Frammenti d’amore dunque sceglie di non mostrare materiali reperiti sul web, servizi televisivi, riprese inviate dai partecipati – che pure faranno parte del montaggio finale del film – ma di presentare una selezione delle opere più significative dello spazio lasciato alla libertà e all’autonomia dell’autore nell’ambito del progetto partecipato.

Dunque materiali d’archivio, filmini di matrimonio, inchieste – per Oggi insieme domani anche ne sono state raccolte 15 – testimonianza diretta e spesso sorprendente della vox populi e del sentire di chi vive nel nostro Paese. Documentari, opere che possono avere visibilità e diffusione completamente autonome oltre che far parte del film partecipato, secondo modalità di vicinanza e affiancamento della marechiarofilm molto diversificate: opere prodotte direttamente dalla società, come nel caso di Bella di Pasquale Marino; opere ideate in occasione delle attività di workshop organizzate nell’ambito del film partecipato, come nel caso di Fuoristrada di Elisa Amoruso – menzione speciale nella sezione Prospettive Doc Italia dell’VIII Festival Internazionale del Film di Roma – sviluppato insieme e poi realizzato in modo indipendente dall’autrice; infine opere che nascono lontano e che solo in fase avanzata di lavorazione entrano a far parte del progetto partecipato, come nel caso di Fili invisibili di Andrea Papini la cui collaborazione con la marechiarofilm è nata nella fase finale della lavorazione del film.

Infine opere che adottano linguaggi di finzione per raccontare la realtà, come nel caso del corto di animazione sul tema del femminicidio Forbici di Maria Di Razza, regista  al suo secondo lavoro che con questa piccola opera ha partecipato ad oltre 50 festival italiani e internazionali.

AAMOD MATERIALI D’ARCHIVIO

dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

di Marco Zavattini

un’immagine d’amore di altri tempi di straordinaria attualità

 

INCHLozziIESTE

L’amore è una scarpa comoda di Fabiomassimo Lozzi

inchiesta sull’amore realizzata durante il GayPride di Roma nel giugno 2012

 

 

AragonaFILMINI DI MATRIMONIO

del fotografo Antonio Aragona

matrimoni di ieri e di oggi attraverso due generazioni a confronto immortalate da uno dei più famosi fotografi napoletani

 

 

Bella DOCUMENTARI

Bella di Pasquale Marino

una storia d’amore sullo sfondo di un piccolo comune della Basilicata diventato esempio di accoglienza e integrazione

 

 

PapiniFOUND FOOTAGE

Fili invisibili di Andrea Papini

la storia della famiglia Bioni, allargata, moltiplicata, divisa tra Italia, Belgio e India, e dei fili invisibili che la tengono insieme

 

 

tutti insieme WEB-DOC

TUTTI INSIEME ritratto di una piazza  interviste di Gabriele Camelo

una piattaforma che attraverso la chiave di un’inchiesta sull’amore, traccia una mappatura di Piazza Vittorio e della stratificazione etnica, sociale,  culturale che questo luogo rappresenta.

 

Forbici ANIMAZIONE

Forbici di Maria Di Razza

cortometraggio di animazione sul tema del femminicidio ispirato a un articolo di La Repubblica del luglio 2012

IL NOSTRO FILM PARTECIPATO

ottobre 4, 2013

intestazione pdn

A dicembre 2010 la marechiarofilm lancia su repubblica.it il primo film partecipato in Italia ideato da Antonietta De Lillo Il Pranzo di Natale. repubblica.it 7 dicembre 2010

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Invito Il pranzo di Natale

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Un anno dopo, a novembre 2011, Il Pranzo di Natale viene presentato al Festival Internazionale del Film di Roma – sezione Extra. pressbook e rassegna stampa

pellicola orizzontaleIn occasione dell’anteprima de Il Pranzo di Natale, marechiarofilm lancia il nuovo progetto sull’amore Oggi insieme domani Anche. clip di lancio

pannello come partecipare-1

Il film partecipato vive di un confronto costante con il coordinamento artistico composto da professionisti del cinema e del mondo della cultura, che segue e monitora il progetto in tutte le sue fasi di sviluppo. La marechiarofilm si è impegnata nella realizzazione di numerosi incontri, eventi, attività e workshop, trasformando il film partecipato in un vero e proprio progetto.  elenco workshop e fuoridalpollaio.it

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workshop Casa del Cinema

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flyer workshop—–

A febbraio 2012 si è tenuto alla Casa del Cinema e in collaborazione con il Cantiere delle Storie del Premio Solinas il primo workshop Il cinema 2.0 e la rivoluzione tecnologica, con la partecipazione di Cesare Accetta, Antonietta De Lillo e Giogiò Franchini, per stimolare i cineasti partecipanti a realizzare documentari sul tema del progetto. A partire dalle idee concepite nell’ambito del workshop è stata avviata la realizzazione dei film documentari Fuoristrada di Elisa Amoruso, Letter from an Imaginary Man di Matilde De Feo e Almas en Juego di Ilaria Jovine.

—-Letter from an Imaginary Man——-

Almas en Juego

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Ad agosto 2012 il MoliseCinema è diventato il set per realizzare con la supervisione di Antonietta De Lillo il docufilm partecipato L’amore è un noceto, presentato al pubblico nella giornata di chiusura del festival. trailer

—–Teresa Iaropoli e Yuki Bagnardi

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Un anno più tardi, ad agosto 2013, sempre al MoliseCinema il docufilm di Yuki Bagnardi e Teresa Iaropoli Solo da tre giorni, realizzato nell’ambito del progetto Oggi insieme domani Anche – film partecipato, è stato selezionato vincitore nella sezione Percorsi.

Materiali d'amore

A gennaio 2013 è stata organizzata la rassegna web Materiali d’Amore curata da due dei coordinatori del progetto, Anna Maria Pasetti e Antonio Pezzuto, e realizzata in collaborazione con MYmovies, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e Zooppa.it. Sette documentari sul tema dell’amore del presente e del passato, presentati sulla piattaforma MYmovieslive! e riproposti in parte in due serate all’Apollo11 a maggio 2013. programmazione rassegna

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Flyer  Apollo 11—–

Molti autori professionisti e non hanno aderito al progetto realizzando docufilm, inchieste, documentari, alcuni dei quali prodotti dalla marechiarofilm o con la nostra collaborazione. Tra questi i lavori di Yuki Bagnardi e Teresa Iaropoli, Gabriele Camelo, Antonietta De Lillo e Giovanni Piperno, Raffaele Di Florio, Nunzia Esposito, Fabiomassimo Lozzi, Pasquale Marino, Bartolomeo Pampaloni, Andrea Papini, Fabiana Sargentini, Greta Scicchitano, Erika Tasini. elenco docufilm

È stato realizzato nell’ambito del progetto e in collaborazione con Rai Cinema, il film di found footage La pazza della porta accanto, conversazione con Alda Merini di Antonietta De Lillo. Un ritratto della poetessa dell’amore montato a partire dal girato di una lunga conversazione avuta dalla regista con Alda Merini nel giugno del 1995 e in parte utilizzato in quello stesso anno nel montaggio del suo lavoro Ogni sedia ha il suo rumore.

 

La pazza della porta accanto

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Alcune delle opere prodotte nell’ambito del progetto hanno avuto visibilità autonoma in festival e rassegne, mettendo in luce la più rilevante particolarità del film partecipato della marechiarofilm rispetto alle altre forme di sperimentazioni del crowdsourcing italiane e internazionali: conciliare la necessità di collettività con il desiderio di libertà e individualità tipica dell’autore.

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Forbici

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Maria Di Razza e Costantino Sgamato

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Forbici, graphic novel di Maria Di Razza sul tema del femminicidio liberamente ispirata a un articolo di La Repubblica del luglio 2012, è nata da un confronto creativo con Antonietta De Lillo sin dalla fase di sviluppo. Grazie alla qualità del lavoro e alla tenacia della sua autrice Maria Di Razza ha partecipato fino ad oggi a 37 festival italiani e internazionali e ha vinto due premi come migliore opera di animazione. trailer

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L'Unità 4 gennaio 2013

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La nostra intuizione nata a Procida nel 2010, si è concretizzata nel corso dello sviluppo dei nostri progetti partecipati e difinita in un’intervista ad Antonietta De Lillo a cura di Francesco Possenti nell’ambito della tesi di laurea Film user generated e crowdsourcing: la moltiplicazione dello sguardo.

Tra le varie mutazioni che il cinema ha subito con l’avvento del digitale c’è anche quella relativa al concetto di “originale”. Con il digitale non si parla più di originale ma di “file nativo”. Ebbene la mia idea di progetto partecipato si estende fino alla possibilità che gli autori possano trovare una sponda per realizzare la loro narrazione, il loro film, e poi possano offrire le loro stesse immagini come parte del racconto del film partecipato. Il film partecipato è il fine ultimo del progetto partecipato, ma non l’unico. Immagino una bilancia dove da una parte si preserva l’autonomia e l’individualità di ogni singolo racconto e dall’altra si costruisce una narrazione nuova, collettiva e insieme unitaria.
Vorrei riuscire a realizzare un progetto rivolto ad autori giovani e meno giovani che possano trovare in tutto questo una “casa”, un luogo dove condividere un progetto e un’esperienza basata sul rispetto, sul rapporto paritario, dove non si partecipa per affermarsi ma per migliorarsi attraverso visioni differenti.     Antonietta De Lillo

intervista completa

Il progetto partecipato della marechiarofilm è volto dunque alla realizzazione di immagini che possano vivere insieme in un unico lavoro, in grado di restituire la complessità del reale attraverso una molteplicità di sguardi, e allo stesso tempo alla creazione di spazi dove ciascun autore possa portare avanti la propria personale narrazione. Lo scopo non è  esclusivamente quello della raccolta di immagini per la costruzione di un film di remix ma quello di stimolare l’incontro tra figure artistiche diverse e una partecipazione attiva che porti alla creazione di più opere, collettive e individuali, che sappiano guardare al reale attraverso un occhio autoriale.

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lennon—–

L’ultima iniziativa del progetto è stato il contest fotografico Scatti d’amore, in collaborazione con La27esimaora del Corriere della Sera, per la realizzazione di una mostra in rete e per la selezione dell’immagine che diventerà la locandina del film. mostra Scatto d’amore

Nel 2014 è iniziato il montaggio del film partecipato Oggi insieme domani Anche.

Contemporaneamente alla presentazione del film la marechiarofilm lancerà il bando di un nuovo progetto partecipato poiché la sperimentazione dell’incontro tra cinema e rete e tra autorialità e condivisione è diventato negli anni sempre più un’occasione di scambio, di creazione collettiva, di costruzione di una comunità permanente sulla rete e nella realtà.

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